La vendemmia e il mondo del vino raccontato da Clementina Padova di Riofavara
La Valigia di Bacco incontra Clementina Padova, giovane proprietaria dell’azienda Riofavara, che ci racconta uno dei momenti più importanti per chi lavora nel mondo del vino: la vendemmia!

1 – Per cominciare raccontiamo un po’ di te. Nome, età, formazione. Come ti sei avvicinata al mondo del vino? E quando hai iniziato a gestire la tua azienda?
Mi chiamo Clementina Padova e ho 25 anni. In tasca ho una laurea magistrale in marketing e distribuzione commerciale. Mi definisco una persona molto curiosa e questo è quello che ogni giorno mi dà la carica per fare quello che faccio!
Mi sono avvicinata al mondo del vino a 16 anni, durante il mio primo viaggio negli States. Ai tempi mio padre mi aveva chiesto di accompagnarlo e andare a visitare le sedi del nostro importatore americano, perché era un buon modo per praticare il mio inglese da liceo linguistico.
Da quel momento ha avuto inizio una vera e propria avventura in questo meraviglioso mondo e tra me e me ho pensato che anch'io (da grande) avrei voluto farne parte. Poi, ogni tanto, mio papà veniva con qualcosa nel bicchiere chiedendomi “cosa senti?” e questa storia dura ancora oggi.
Ad affascinarmi è stata l'idea che il vino è un vero e proprio approccio e da quel momento (tra te ed il vino) inizia un rapporto di confidenza, come se fosse una persona. Più ne bevi, più lo conosci meglio, più sai se è arrabbiato (qualora lo hai tenuto in una location che non era la sua – l'hai trattato male insomma) e, al contrario, più sai quando è felice e capace di esprimere tutti i suoi profumi e i suoi sapori.
Gestire la mia azienda è una parola grande che forse solo adesso inizio a capire. Ho iniziato un anno fa dal basso, piano piano, affiancando mio papà. Poi questo affiancamento è diventato responsabilità e da responsabilità si è trasformato in vera e propria gestione. Ho avuto l'occasione di mettere in pratica anni e anni di studio di casi aziendali sui libri. E pensare che adesso il caso aziendale ce l'ho tra le mani e vi posso assicurare che non è solo teoria!
A volte c'è da prendere decisioni che hanno la probabilità di un esito quasi certo, altre volte invece bisogna rischiare e buttarsi. E riguardo al rischio ho ancora molto da imparare da qualcosa che sui libri non si impara: l'esperienza. E per quella, a mio padre devo molto se non tutto.
2 - Raccontiamo la vendemmia. Come avviene? Cosa è cambiato negli anni? Ci sono nuove tecniche o si utilizzano sempre quelle tradizionali? Che vini producete da Riofavara?
La scelta del giorno di vendemmia non è mai facile. Si valutano una molteplicità di cose: si analizza l’andamento climatico, la maturità dell’uva, la consistenza dell’acino, la croccantezza del vinacciolo. Insomma, avviene un po’ per studio, un po’ per istinto, un po' per intuizione.
Negli anni si sta cercando di dare ancor più una impronta personale e riconoscibile ai vini. Il lavoro in vigna è diventato ancora più scrupoloso, considerando anche i vari cambiamenti climatici. A mio parere la vendemmia è cambiata solo in alcuni aspetti tecnici, come la scelta del giorno vendemmiale o il trasporto o ancora la logistica.
Poi il folklore e la tempistica sono sempre uguali: la raccolta manuale è molto più accurata e selettiva, una volta si ammassava nei carri e si ammostava fino a riempire il carro. Oggi si raccoglie a cassetta senza maltrattamenti dell’uva.
La vendemmia rappresenta il 90% della qualità del vino che si otterrà, sempre che l’uva sia di ottima qualità.
La “causa” della vendemmia anticipata di quest'anno è stata dovuta all’andamento climatico che ha caratterizzato soprattutto il mese di luglio, perché dopo le piogge si è avuto un periodo di siccità caratterizzato da alte temperature che hanno disidratato il frutto, anticipandone la maturazione.
I nostri amici dello Chablis lo fanno da sempre, sono stati proprio loro a consigliarci tale anticipo. Oggi chi decide quando inizia la vendemmia deve avere il colpo d’occhio e una preparazione agronomica ed enologica capaci di dire: si parte, ci siamo!
L’anticipo per i bianchi in Sicilia è fondamentale su alcune varietà, per cui raccogliere nei primi di agosto è una scelta veramente naturale nel momento in cui tutti i parametri di maturazione del frutto sono perfetti. Molti anni fa, invece, si vendemmiava quando si apriva il mercato, cioè quando i commercianti dei mosti o delle uve decidevano che poteva iniziare il tutto. Da ciò si capisce che prima eravamo solamente dei produttori viticoli, adesso abbiamo la consapevolezza che è il vino a decidere il tutto: ha delle regole che devono essere rispettate se il fine ultimo è la qualità.
Nella nostra produzione sono presenti attualmente 9 referenze. Ci tengo a dire che abbiamo abbracciato la scelta di produrre vini che si possono considerare dei veri e propri vini territoriali. Tra i bianchi l'ultimo è stata una vera è propria scommessa prima, e una scoperta poi. Ecco perché vitigni di Cutrera, Recunu e Rucignola hanno dato vita allo Nsajar. Dietro questo vino c'è stato un vero e proprio progetto di ricerca portato avanti dalla Regione Siciliana e dall’Istituto Regionale della Vite e del vino.
Sì è riusciti a recuperare, infatti, uve autoctone di questa porzione di territorio risalenti ai primi del ’800, che nel tempo purtroppo erano andate perdute. In Francia li chiamano “vitigni dimenticati”, in Italia sono anche noti come vini reliquia.
3) Perché, secondo te, le nuove generazioni sembrano essere particolarmente interessate al mondo del vino? C’è una riscoperta di questo ambito?
Sì, c'è decisamente una riscoperta. Molto più ampia rispetto a prima e che non abbraccia solo il vino, ma tutto il mondo legato al food. Per cui il vino sa essere di ottima compagnia, anche se io sono una consumatrice atipica perché mi piace berlo più da solo che a pasto, secondo me si impara a conoscerlo molto meglio. Inoltre, quando si beve un bicchiere di vino, si beve un territorio. E, perché no, si viaggia anche così.
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